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PERCHE' IO SONO UN APICOLTORE BIOLOGICO

PERCHE' IO SONO UN APICOLTORE BIOLOGICO

In questi giorni leggo tanta disinformazione sia sui social sia su quotidiani nazionali riguardo al biologico. Vorrei fare un po’ di chiarezza ed esprimere il mio punto di vista.

Io sono un apicoltore e agricoltore certificato biologico prima di tutto perché ci credo. Soffro di allergie alimentari e se io mangio qualche cosa che contiene conservanti o lieviti chimici io sto male, ma male male, da ricovero in ospedale. Pertanto la mia scelta del biologico è prima di tutto una necessità per stare bene.

Un credo che negli anni si è rafforzato perché ho avuto accesso a tante analisi dei prodotti e ho visto cosa può contenere, ad esempio, un foglio cereo convenzionale rispetto ad uno biologico, quel foglio cereo dove le api costruiscono le celle per depositare il miele. Lo stesso miele che finisce nei vasetti.

Nel caso specifico dell’apicoltura il metodo biologico di allevare api e produrre miele si riferisce ad un insieme di norme che regolano la conduzione degli alveari. Quando mi viene detto “tanto le api volano dove vogliono” io rispondo che è vero che le api volano al massimo ad una distanza di 3 chilometri dall’alveare e tu non puoi decidere dove vanno; ma è altrettanto vero che se in carenza di fioriture le api volano così distanti dal punto di partenza e ritorno cariche di polline, quelle api, quell’alveare, sarà destinato a non sopravvivere se gli prelievi anche il miele. E che se in quel lungo volo le api volano o incontrano zone con pesticidi il loro destino è comunque segnato, biologico o non biologico.

Ecco perché gli alveari certificati biologici non possono trovarsi in ogni areale ma solo in zone lontane dalle strade, da inquinamento, da fonti ricche di pesticidi. Parliamo del tiglio, ad esempio, un miele monofloereale difficile da fare per un apicoltore biologico in quanto le piante di tiglio, nelle regioni settentrionali italiane, si trovano in aree prevalentemente cittadine, con un’alta concentrazione di piante indispensabile per produrre un miele monofloreale come il tiglio che ha una fioritura breve in un periodo dell’anno (fine giugno) ricco di altre piante in fiore. Ma su quelle strade avete presente i livelli di PM10 e di quella sottile polvere nera di smog che entra anche nelle case di città?

Una conduzione biologica degli alveari è anche quella che prevede un utilizzo sensato e solo per alcuni prodotti consentiti per aiutare l’alveare a difendersi dalla temibile Varroa, acaro parassita di origine asiatica che fino a poco tempo fa non era presente solo in Australia e Nuova Zelanda e dove, la scorsa primavera australe, ai primi alveari con presenza in una zona delimitata, milioni di api sono state uccise per preservare le altre tanto questo acaro è pericoloso per la sopravvivenza api. Biologico non significa quindi lasciare le api al loro destino ma intervenire con criterio e responsabilità.

Sicuramente uno degli aspetti più gravosi di un apicoltore biologico sono i costi da sostenere rispetto ad uno convenzionale. Se le stagioni non aiutano a produrre miele (le api senza un buon starter primaverile tra marzo e aprile difficilmente riusciranno ad andare in produzione o a salvarsi senza l’intervento dell’apicoltore) far quadrare i conti aziendali con le spese extra biologiche è una vera impresa. Parliamo di costi, tra fissi e di gestione, che oramai si aggirano anche al 70% per cento in più rispetto al convenzionale.

Il meccanismo di certificazione per avere quel bollino verde (ad oggi unico attestato ufficiale internazionale di garanzia per il consumatore) prevede un contratto con un ente certificatore che controllerà ogni singola fase di produzione. Annualmente devi pagare una quota fissa ed una variabile in base al rischio contaminazione. Il meccanismo (perverso) prevede che se i tecnici di controllo trovano un’anomalia, un errore nella gestione dei documenti, una qualsiasi incongruenza fanno scattare il livello di rischio per cui si paga di più e l’ente di certificazione verrà più volte a controllarti nella stagione. Perverso perché loro guadagnano di più se trovano qualche cosa che non va.

Inutile dire che la visita da parte del tecnico è a pagamento a ore; che alcuni tecnici non brillano per simpatia e la professionalità per loro è spesso sinonimo di arroganza; che mentre tu guardi l’orologio scorrere, loro per compilare un modulo ci impegnano un tempo infinito, così come per cercare una conferma alla norma, per poi chiamare la sede centrale, aspettare una risposta, confrontarsi e cosi via…..

Da sfatare anche il mito che il biologico puoi venderlo ad un prezzo maggiore. I costi della certificazione e della conduzione biologica sono tutti a carico del produttore. Non raccontiamo favole! Quello che speri è che alla fine il tuo lavoro sia riconosciuto dai tuoi clienti per quello che è ed anche per quello che c’è dietro.

Non mi riferisco solo alla qualità ma anche la sopravvivenza delle api stesse e, senza andare a ripescare dati scientifici, un solo esempio. Ricordate qualche anno fa quando in macchina il parabrezza si riempiva di moscerini e adesso non accade praticamente più, anche in campagna? Ecco questo è l’esempio più semplice per far capire che la natura che ci circonda è diversa, non è più la stessa e le api, come tanti altri insetti impollinatori e non (ma tutti fondamentali), sono per un apicoltore prima di tutto una missione e il biologico una scelta.

Io domani visito gli alveari per un controllo invernale delle scorte di candito. Ma non dico “vado a lavorare”, dico “domani vado dalle api”, ed è questa la mia differenza, la mia qualità, il mio biologico, la mia passione.