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SE NON E' MIELE, COS'E'?

SE NON E' MIELE, COS'E'?

In questi giorni si parla tanto della rivolta dei trattori, partita a dicembre dalla Germania e ora presente sulle strade di tutta Europa.

Le motivazioni ufficiali della protesta nascono da una richiesta di revisione del Green Deal europeo per contrastare la concorrenza sleale estera e la diffusione di cibi sintetici e, nel caso del nostro Paese, di una maggiore salvaguardia e tutela dei prodotti agricoli del Made in Italy.

Inutile nascondere che alla base ci sono i sempre i solidi interessi delle multinazionali che spingono verso una ottimizzazione dei profitti, minimizzando i costi di produzione, con pesanti ripercussioni sulle economie nazionali con il beneplacito della politica.

Anche l’apicoltura italiana è da almeno una decina di anni in grande affanno.

La questione climatica con periodi di siccità estrema o di pioggia prolungata, temperature estive sahariana, ritorni di freddo e gelate tardive in marzo e aprile, non permettono buoni raccolti di mieli primaverili e uno sviluppo regolare delle api. Le famiglie di api subiscono una carenza nutrizionale dei mancati raccolti su piante ormai stressate dal deficit idrico e ondate di calore, costringendo gli apicoltori a costi maggiorati per la nutrizione di sopravvivenza.

Insieme all’uso indiscriminato dei prodotti fintosanitari, aggravata alla recente decisone della Commissione europea, sulla spinta della rivolta dei trattori, che punta al ritiro della proposta su riduzione dei pesticidi, le medie produttive di miele registrano un trend negativo consolidato e uno stato di salute ormai compromesso di un insetto che è anche un fodamentale indicatore ambientale.

Nasce così l’allarme delle Associazioni apistiche, prima fra tutte Aspromiele, che denuncia una vera e propria ondata di miele estero e contraffatto, presente nei punti vendita italiani.

Nel mirino il miele estero in arrivo da Asia e America, che all’origine costa pochissimo. Parliamo di 0,78 euro al kg per un miele Argentino, e 1,38 euro al kg quello Cinese.

Ma se la Cina copre il 28% del miele importato, dall'Ucraina si registra il 30% delle importazioni dell’EU con un prezzo di 1,89 euro al chilogrammo.

I costi di produzione, esclusa confezione e distribuzione di un prodotto italiano convenzionale si aggirano dai 10 ai 12 euro al kg, dai 13 ai 14 euro al kg per il miele certificato biologico.

Recenti test eseguiti a campione nei porti sui mieli provenienti dal paesi extra Europa hanno evidenziato che si tratta di sciroppi artificiali che imitano il miele talmente bene che solo analisi approfondite e all’avanguardia possono riconoscere la differenza.

Destano qualche perplessità anche le importazioni di miele dall’Ucraina all’Italia, dove, per via della guerra con la Russia, sono stati eliminati anche i dazi.

Da gennaio a settembre 2023, l'Ucraina ha esportato ben 41 mila tonnellate di miele verso l’UE.

Peccato che i numeri esportati non trovino una correlazione con la capacità produttiva di questo paese, molto più bassa.

All’orizzonte anche un possibile accodo UE-Mercosur per l'abolizione dei dazi e paesi come India e Vietnam che stanno adottando tecnologie di adulterazione del miele sempre più sofisticate.