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L'ACACIA CHE NON C'E', PIU'

L'ACACIA CHE NON C'E', PIU'

Scrivo questo post con il cuore pesante di dolore, di fatica e di notti insonni. Ma non senza speranza. La speranza che si capisca che lavorare onestamente significa anche dire le cose come stanno.

Il miele di acacia è quello che il mercato richiede maggiormente e che copre almeno la metà del fatturato annuale delle aziende apistiche. Le ragioni della forte domanda sono principalmente quelle dovute al marketing e al mercato all’ingrosso ma anche - diciamo le cose come stanno - perché facilmente falsificabile.

Il suo gusto floreale e dolce raccoglie poi anche il favore del consumatore che lo utilizza principalmente per dolcificare.La maggiore richiesta non significa però più buono o il migliore miele prodotto dalle api.

L’acacia fiorisce tra l’ultima settimana di aprile e i primi 10 giorni di maggio ma con stagioni senza inverno le fioriture anticipano di qualche giorno (che per l’apicoltura sono tantissimi….).

Primavere che si caratterizzano con ritorni di freddo possono in pochi giorni compromettere tutto il raccolto. Basta un temporale, una giornata di vento, di pioggia battente, se poi nevica come nei giorni scorsi è fatta….

I fiori di acacia sono delicatissimi e danno nettare con temperature minime notturne non inferiori ai 15 gradi.

Fare il miele di acacia in questo ultimi anni è sempre più difficile. Nel 2021 ha tirato vento tutto il mese con tempeste in piena estate che hanno distrutto tantissimi alberi; il 2022 è stato più clemente ma solo per gli alberi rimasti in piedi dall’anno prima; nel 2023 durante la fioritura dell’acacia non ha mai smesso di piovere, quella pioggia che ha anche alluvionato la Romagna. Nel 2024 la fioritura c’è, ed è anche bella da vedere ma con gli sbalzi climatici e le temperature gelide delle ultime due settimane i fiori non danno nettare. Quel poco che viene raccolto nelle ore più calde della giornata viene utilizzato tutto per autoconsumo dalle api.

Vedremo in questi ultimi giorni di fioritura, meteo permettendo, se le api sapranno stupirci…ma dubito. Torno da giornate massacranti a visitare gli apiari con il principale intento di farle vivere e miele se ne vede comunque poco.

Oggi 30 aprile 2024, i due terzi dei miei alveari sono ancora senza melario ma in annate normali dovrei essere in raccolta a fine aprile già di un secondo/terzo giro di miele.

Sono dovuta intervenire tempestivamente con una nutrizione di emergenza per farle sopravvivere sperando in un raccolto tardo primaverile ed estivo. E nutrirle in questa stagione ha un costo aziendale non indifferente.

Nelle prossime settimane è quasi certo che, nonostante gli appelli a comprare il miele italiano e le certificazioni che attestano la mancata produzione di acacia a livello nazionale, ci sarà chi sarà in grado di vendervi il miele di acacia. DIFFIDATE.

Arriva o dall’estero o da apicoltori che la notte vanno a nutrire con i secchielli di acqua e zucchero. Io li vedo e non mi sento di giudicarli, perché per molti, specialmente quelli più grandi che lavorano principalmente all’ingrosso, il danno è enorme, significa fallimento certo per le loro aziende.

Io però, con grandissimi sacrifici, metto prima le api e poi il miele.

Pensate che in questo inizio di anno anche al Sud la produzione di miele di Zagara d’arancio è pari solo al 20% della produzione annuale. La mancanza di miele non è quindi un problema solo al nord, ma fare miele, il vero miele, è sempre più difficile in tutta Italia.

Spero di riuscire ad aggiornarvi positivamente su nuove disponibilità di prodotto a breve. Dalla metà di maggio inizierò a preparare la composta di fragole e sì, a breve, ci sarà anche del miele millefiori, ma limitato nella produzione, pensando già a come preparare le api al raccolto 2025…